Vittorio Pagliarulo non mi convince - 19-02-02 - Gianluca Aceto

 

Cari amici di Vivitelese,

ho letto con attenzione lo scritto di Vittorio Pagliarulo. Non mi convince per niente e provo a spiegare perché.

   In primo luogo, nessuno ha mai affermato che TUTTA l’edilizia telesina sia in mano alla camorra. Il dato oggettivo - da cui pur bisogna partire - è che la stragrande maggioranza delle edificazioni degli ultimi 12 anni (cioè dall’entrata in vigore del PRG) sono opera di imprese che provengono dalle aree menzionate da Pagliarulo. Nella migliore delle ipotesi, si è trattata di un’imprenditorialità di rapina, nel senso del «prendi e scappa», che ci ha consegnato edifici brutti, inguardabili, di qualità pessima, irrispettosi di tutte le norme nazionali e regionali tese a stabilire limiti in altezza, distanza,  densità. A pagarne le spese siamo noi tutti, nei termini di quella vivibilità che è tanto cara anche ai curatori del sito che ci ospita. Mi sembra un dato incontrovertibile. Cito solo l’esempio dell’edificio denominato «Complesso Orfitelli», già oggetto di una nostra denuncia penale, e caso paradigmatico del modo di fare edilizia a Telese.

   In secondo luogo, le infiltrazioni camorristiche - finalizzate in questa fase soprattutto al riciclaggio - sono documentate dall’ultima relazione della Commissione Parlamentare Antimafia, di cui Nichi Vendola è stato vicepresidente nella scorsa legislatura. Quando Vendola parla dei Casalesi, insomma, lo fa a ragion veduta, come può verificare ognuno con una semplice ricerca sui siti delle Camere (la relazione è pubblicata e accessibile). Aggiungo che le commissioni di inchiesta parlamentari hanno poteri ispettivi, come quelli della magistratura, strumenti che sono ovviamente preclusi agli altri soggetti. Insomma, non spetta al denunciante DIMOSTRARE quanto denunciato, poiché le prove vengono addotte nei processi: il denunciante ha solo l’obbligo di non dire il falso e di non infangare l’onorabilità e la reputazione di alcuno. Nessuno può pensare di sostituirsi alla magistratura (salvo Berlusconi, ovviamente), perché in termini costituzionali sarebbe un atto eversivo. Riguardo all’interessamento della camorra al nostro territorio, posso garantire che il Prefetto di Benevento, con cui abbiamo parlato lunedì 4 febbraio, ha ben presente il problema. Su questo, però, non posso aggiungere altro senza violare l’impegno assunto nei suoi confronti.

   Ma la cosa che più mi lascia perplesso, in tutto l’intervento di Pagliarulo, è l’accomunamento di D’Occhio e Vendola. Quest’ultimo viene anche rimproverato di essersi rivolto ad un ministro piuttosto che all’altro, e soprattutto di «rimescolare le acque» con l’intento di allontanarsi volutamente dalla ricerca di vere soluzioni ai problemi prospettati. Insomma, TUTTA la politica, se non interpreto male le parole di Pagliarulo, avrebbe il vizio di origine dell’autoreferenzialità, della riproduzione di se stessa.

    La mia concezione della politica, e delle compagne e compagni di Rifondazione Comunista, è invece quella di un impegno serio, indefesso, quotidiano, per l’affermazione dei principi in cui crediamo. Non è una battaglia meramente etica, ideale, ma una lotta concreta che ha al centro la pratica dell’obiettivo, vale a dire l’ottenimento di risultati veri e verificabili. A questo uniamo - lo dico a onore non mio, ma di quelle tante e tanti che ho il pregio di rappresentare in questa provincia - la rettitudine e l’onestà che hanno sempre contraddistinto le comuniste e i comunisti italiani.

    In questa architettura, Nichi Vendola, o qualsiasi altro deputato, non è il fulcro da cui si dipana (dall’alto) l’azione politica, ma lo strumento che la nostra pratica dal basso utilizza per concretare l’obiettivo. Per questo le gerarchie all’interno del nostro partito sono qualcosa di molto relativo: chiunque si ritrovi in posizioni di responsabilità e prestigio sa che quella posizione è solo un modo per mettersi a disposizione degli altri.

   Insomma, non credo si possa rimproverare a Vendola di non essere nato, cresciuto e «pasciuto» a Telese! Né si può rimproverare al partito telesino di essere stato disattento ai temi che oggi si ripropongono con forza nell’agenda politica e sociale, o, ancora, di averli agitati solo in campagna elettorale. Certo, se si pensa diversamente, le critiche sono sempre ben accette, ma in questo caso andrebbero rivolte al Circolo «Vera Lombardi» e non a Nichi Vendola.

   Il primo dovere di chi si impegna in maniera pubblica, in qualsiasi ambito, io credo sia quello di distinguere il grano dal loglio: la distinzione è il primo atto di quel processo intellettuale in grado di formare coscienze democratiche. L’indistinto, la notte che rende tutti i gatti bigi, avvantaggia solo chi ha qualcosa da nascondere.